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Psichiatria
- 02 gennaio 2020

Lo scopo della cura in Psichiatria

Lo scopo della cura in psichiatria è il miglioramento della qualità e l’allungamento della vita. Non possono bastare la riduzione o la scomparsa dei sintomi.

Lo scopo della cura in psichiatria è il miglioramento della qualità e l’allungamento della vita, per questo deve essere orientata alla guarigione e alla prevenzione secondaria: non possono bastare soltanto la riduzione dei comportamenti socialmente inaccettabili o la scomparsa dei sintomi.

Con questo approccio, inoltre, le conoscenze e le tecniche della psichiatria possono essere applicate al miglioramento di performance (sport, studio, imparare le nuove materie).

Quali sono gli esempi di uso inadeguato della cura psichiatrica in cui non sono stati individuati e condivisi gli obiettivi della cura?

1. La sedazione, riduzione della vigilanza

Negli ultimi 20 anni si è evidenziato come si debba sempre cercare di mantenere il miglior contatto possibile tra l’individuo in cura e l’ambiente che lo circonda, in maniera da sviluppare la migliore collaborazione ed il monitoraggio più accurato delle condizioni soggettive.

Nonostante ciò il paziente che si presenta per la prima visita non di rado lamenta di sentirsi sedato. Questo accade, purtroppo, perchè le cure sono state prescritte in una fase in cui la preoccupazione primaria del curante era rappresentata dall’attenuare lo stato di agitazione del paziente: quindi tramite l’impiego dei farmaci per ottenere un effetto sedativo.

La sedazione non è mai raccomandabile anche quando siano presenti disturbi psicotici: l’obiettivo dovrebbe essere quello della riduzione dei sintomi psicotici e non di riduzione della vigilanza o di rallentamento motorio.

Di più… la sedazione ed il rallentamento motorio vanno considerati come effetti collaterali da evitare!

L’impiego dei farmaci che sia volutamente indirizzato ad ottenere questi effetti sedativi appartiene al passato.

Ancora oggi, purtroppo, continuano ad essere praticate sui pazienti psichiatrici la cura del sonno o la narcoterapia: la cosidetta tranquillizzazione rapida con la sedazione. Ormai sappiamo perfettamente che queste pratiche non hanno fondamento scientifico.

2. Intempestiva cessazione delle cure

Capita purtroppo spesso che molti pazienti interrompano una terapia senza concordare i modi ed i tempi con il professionista che l’ha prescritta. Quello che spesso accade in questi casi è che ricompaiano i vecchi sintomi – in forma più grave – o nuovi sintomi più difficili da curare: la temuta ricaduta.

Alla radice di ogni disturbo c’è una vulnerabilità del sistema che soltanto mantenendo un'adeguata protezione nel tempo potrà essere controllata e anche annullata.

Ci vorrebbero molto più tempo e sforzi per ripristinare la disfunzione dopo una ricaduta.

Guarigione

Curarsi e superare la fase acuta della malattia sono i primi obiettivi da raggiungere, ma non rappresentano elementi sufficienti per poter dire di aver raggiunto la guarigione.

Spesso la richiesta del paziente è quella di tornare a stare come prima della malattia. La malattia lascia una traccia dolorosa che molti vorrebbero cancellare.

Ma tornare a stare come prima può anche voler dire essere di nuovo nella condizione di fragilità precedente, ovvero la stessa che ha condotto al disturbo.

Assecondando i suggerimenti dell’World Health Organizzation (WHO), l’obiettivo diventa più importante ed il momento critico del disturbo deve diventare un’opportunità per conoscersi e conoscere meglio le insidie della patologia, in modo tale da potersi impegnare a modificare il proprio comportamento negli aspetti più vulnerabili.

È fondamentale costruire insieme a chi cura una nuova consapevolezza, un nuovo stile, un nuovo equilibrio che metta al riparo il più possibile dalle ricadute.

Obiettivo Guarigione. È possibile?

La guarigione, per una larga percentuiale di pazienti, è un obiettivo certo ed è per questo che la WHO indica la guarigione come il vero obiettivo della cura. La cura non è solo uscire dalla fase acuta dell’emergenza ma ripartire per una nuova vita.

Come raggiungere la guarigione?

Prima di tutto definiamo che cosa è la guarigione. L’American Psychiatric Association la definisce così:

La guarigione da disturbi psichiatrici è un processo di cambiamento attraverso il quale gli individui migliorano la propria salute e benessere, vivono una vita auto-diretta e si sforzano di raggiungere il loro pieno potenziale.
American Psychiatric Association

Essere guarito, quindi, non significa che non si debbano più assumere le medicine o si debbano cessare la Psicoterapia o le Terapie di Neuromodulazione. Non si tratta di un mero punto di arrivo ma di un processo di cambiamento volto a migliorare la qualità della vita.

Tanti sono confusi su questo aspetto già nella fase acuta del disturbo puntando, come primario, all’obiettivo di cessare le cure con i farmaci o di interrompere le terapie. In altri casi, addirittura, si approccia lo specialista con l’illusione che si possa risolvere tutto dopo una sola visita medica.

Non funziona così perché la sola scomparsa del sintomo non coincide con la scomparsa della malattia.

Le terapie efficaci riequilibrano il funzionamento dei circuiti cerebrali che mal funzionano ma anche dopo la remissione del sintomo – anche parziale – devono proseguire per il necessario controllo e mantenimento di ciò che viene ripristinato.

Perché non è possibile continuare a lungo la stessa terapia?

Sotto la superficie di ogni disturbo esiste una vulnerabilità del sistema che soltanto mantenendo una’adeguata protezione nel tempo e programmando regolarmente le visite, le sessioni di rivalutazione ed il trattamento di richiamo, potrà essere controllata ed anche annullata.

Il cervello è un organo plastico e la medicina o le Terapie di Neuromodulazione gli consentiranno di usare al meglio la sua plasticità: ma perché questo possa avvenire senza che i sintomi ritornino, si dovrà proseguire e bilanciare la terapia a seconda delle circostanze e dell’ambiente nel tempo. Questo è ancor più vero anche perché ogni terapia, farmacologica o di Neuromodulazione, può avere un adattamento sequenziale, ovvero avere obbiettivi diversi o addirittura diagnosi diverse.

Per fare un esempio: il paziente arriva in un grave stato di depressione, che diviene subito il maggior obiettivo dell’inizio della cura. A seguire emergono un fondo di disturbi di ansia o di preoccupazioni ossessive che hanno determinato la comparsa della depressione: la cura viene così ad essere adattata. Quando i sintomi ansiosi e depressivi saranno eliminati, potranno poi emergere problemi di attenzione e concentrazione che hanno influito su un calo dell’autostima: ecco che di nuovo la cura potrà modificare il suo bersaglio ma contemporaneamente migliorare le proprie modalità di risposta allo stress: la Resilienza.

Quanto detto sopra è anche il motivo per cui non si può andare avanti con la stessa terapia farmacologica per tanto tempo senza monitorarne gli effetti.

Qual è la migliore difesa contro le ricadute?

La guarigione non è una grazia che arriva da fuori ma un processo di cambiamento – un nuovo apprendimento in cui si attivino, con costanza, tutte le risorse personali positive delle quali si è divenuti consapevoli.

Un impegno costante, che diventi un nuovo stile di vita anche mantenendo le cure necessarie: lavorare per il proprio benessere in maniera consapevole è la migliore difesa dalla temuta ricaduta ed è la miglior strada per la guarigione.

La Prevenzione

L’evoluzione delle scienze e la medicina ci indicano che si può prevenire sia la ricaduta, la comparsa di un disturbo psichiatrico, che il peggioramento delle patologie.

Che cosa si può prevenire:

  • La violenza, inclusa quella domestica;

  • I comportamenti a rischio;

  • I comportamenti alimentari errati;

  • Le dipendenze da sostanze, internet, gioco d’azzardo e pornografia;

  • La psicosi;

  • Il peggioramento delle patologie neurodegenerative (come il Parkinson, l’Alzheimer e la malattia di Huntington);

  • I disturbi d’Ansia, il disturbo post-traumatico da stress (PTSD);

  • La Solitudine: statisticamente correlata a gran parte delle malattie psichiatriche perché i circuiti del cervello che elaborano i processi sociali sono correlati con la risposta immunitaria. Per questo è auspicabile che le scienze si occupino della salute comportamentale.

Da quanto detto è facile comprendere come la psichiatria sia una scienza che si occupa di tutti noi perché riguarda la salute comportamentale e non solo i singoli disturbi.

Per fare sì che i programmi di prevenzione vengano diffusi e resi alla portata di tutti, la società di oggi deve dare una nuova attenzione alla psichiatria e al superamento di ogni fatalismo o stigma.

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