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Terapie
- 15 luglio 2020

NeuroCOVID: la cura dell’Istituto di Neuroscienze

Approfondisci gli effetti della pandemia da Sars-Cov-2 e quali sono le manifestazioni neurologiche e psichiatriche più frequenti attraverso un'intervista del Prof. Pallanti.

L'impatto del COVID-19 sul Sistema Nervoso

L'avvertimento del Prof. Stefano Pallanti

Il 7 maggio 2020, il Prof. Stefano Pallanti ha partecipato a un'intervista in cui ha esplorato le più recenti e rilevanti evidenze scientifiche riguardo un aspetto cruciale legato al COVID-19: le manifestazioni neuropsichiatriche acute che hanno colpito un ampio spettro di persone colpite dal virus. Queste evidenze sono il risultato di ricerche condotte dal Professore insieme a un gruppo di altri rinomati neuroscienziati a livello mondiale.

Nel corso dell'intervista ― disponibile in formato video all'interno di questa pagina ― il Prof. Pallanti ha analizzato nel dettaglio gli effetti diffusi della pandemia da Sars-CoV-2 e ha esaminato meticolosamente le manifestazioni neurologiche e psichiatriche più comuni. Ha anche approfondito i meccanismi alla base di tali disturbi e le possibili conseguenze a lungo termine.

Nella parte finale dell'intervista, il Prof. Pallanti ha inoltre delineato possibili linee guida per un protocollo di prevenzione e terapia, sottolineando l'importanza di attuare interventi strutturali immediati per non sottovalutare l'impatto neurologico del Coronavirus ed esprimendo una nota di preoccupazione per il futuro.

Guarda il video integrale dell'intervista del Prof. Pallanti

Le 3 fasi dell’impatto del COVID-19 sul Sistema Nervoso

A supporto dell'allarme lanciato dal Prof. Pallanti riguardo gli effetti neurologici a lungo termine del COVID-19, a fine giugno 2020 è emerso un nuovo importante studio internazionale che suddivide l'impatto del COVID-19 sul Sistema Nervoso Centrale in tre fasi e raccomanda che tutti i pazienti ospedalizzati con il virus siano sottoposti a una risonanza magnetica per escludere possibili danni neurologici e, se necessario, attivare un percorso di monitoraggio a lungo termine.

  1. Secondo lo studio, nella prima fase il danno virale sembrerebbe avere un impatto limitato alle sole cellule epiteliali del naso e della bocca.

  2. A partire dalla seconda fase, si può osservare la formazione di coaguli di sangue nei polmoni, che possono raggiungere il cervello aumentando il rischio di ictus.

  3. Nella terza fase, il virus attraversa la barriera emato-encefalica, invadendo il cervello. Questo stadio può essere caratterizzato da convulsioni, confusione, delirio, coma, perdita di coscienza o condurre persino alla morte.

La raccolta e l’analisi dei dati disponibili ha permesso di evidenziare come i pazienti che si trovano nella terza fase abbiano più probabilità di sviluppare conseguenze a lungo termine poiché le particelle virali possono effettivamente penetrare nel cervello.

Il timore principale dei ricercatori riguarda il fatto che i pazienti con sintomi di COVID-19 come respiro corto, mal di testa o vertigini, possano contemporaneamente avere sintomi neurologici non rilevati o trascurati durante il ricovero, emergendo solo dopo la dimissione dall'ospedale.

In linea con l'allarme precedentemente lanciato dal Prof. Pallanti con un anticipo di diversi mesi, gli autori di questa importante ricerca ritengono che tutti i pazienti ospedalizzati con COVID-19 dovrebbero essere valutati neurologicamente e idealmente sottoporsi a una risonanza magnetica cerebrale prima di essere dimessi. In caso di riscontro di anomalie, i pazienti dovrebbero intraprendere un percorso di cura e riabilitazione neurologica della durata di almeno 3-4 mesi.

A questo scopo, l'Istituto di Neuroscienze ha messo a punto un percorso specifico disponibile presso i propri centri di cura!

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