Psicosi e Schizofrenia
Aiutiamo persone che fanno esperienza di manifestazioni psicotiche a raggiungere la guarigione e poter riprendere in mano la propria vita nelle sue diverse aree di funzionamento: familiare e sociale, scolastica e lavorativa.
L'Istituto di Neuroscienze è da sempre impegnato nel ridurre l'ombra del pregiudizio che caratterizza ancora i Disturbi dello Spettro Psicotico.
La Psicosi ― Comprenderla e Affrontarla efficacemente
Cos'è la psicosi? La psicosi è un termine che, sebbene sia diventato generico nel linguaggio comune, indica un disturbo grave caratterizzato da un significativo distacco dalla realtà. Questo distacco rende la psicosi molto diversa dalla nevrosi, in cui la percezione della realtà è generalmente conservata. Sia il termine "psicosi" che "nevrosi" non sono più utilizzati nelle definizioni scientifiche contemporanee, ma rimangono comunque concetti molto presenti nel linguaggio quotidiano colloquiale.
Al giorno d'oggi, il linguaggio scientifico preferisce parlare di manifestazioni psicotiche, facendo riferimento a sintomi specifici come i deliri e le allucinazioni:
DELIRI: I deliri sono rappresentati da idee errate e irrealistiche che non possono essere corrette dalla logica o dalla razionalità.
ALLUCINAZIONI: Le allucinazioni sono percezioni sensoriali in assenza di un oggetto nella realtà, come udire voci o vedere cose che gli altri non percepiscono.
In passato, venivano inclusi all'interno delle manifestazioni psicotiche anche fenomeni come la perplessità, che rappresenta un modo di ragionare inconcludente e ruminativo.
Le recenti ricerche scientifiche hanno portato a una comprensione più approfondita delle manifestazioni psicotiche, dimostrando che deliri e allucinazioni possono manifestarsi in una varietà di disturbi mentali e non sono necessariamente specifici della Schizofrenia, tradizionalmente considerata il disturbo psicotico più grave.
Oggigiorno, il concetto di Spettro dei Disturbi Psicotici comprende una gamma più ampia di disturbi, ciascuno con caratteristiche specifiche. Inoltre, negli ultimi anni la prospettiva sulla prognosi della schizofrenia è migliorata notevolmente. Secondo dati forniti dal National Institute of Mental Health (NIMH) negli Stati Uniti, oltre l'80% delle persone diagnosticate con schizofrenia, dopo il primo episodio psicotico, può essere trattato con successo fino a raggiungere una remissione completa dei sintomi. Ciò significa che molte persone che soffrono di questi disturbi possono avere la possibilità di riprendere la propria vita e gli studi, trovare lavoro e ristabilire un adeguato adattamento nella vita familiare e sociale.
Questi progressi dimostrano che raggiungere la guarigione è un obiettivo realizzabile anche nei disturbi psicotici e deve essere perseguito a tutti coloro che si occupano della cura di questi disturbi. L'Istituto di Neuroscienze si impegna a offrire un approccio di cura orientato alla guarigione (recovery-oriented healthcare) per aiutare le persone a superare la psicosi e tornare a uno stile di vita appagante e soddisfacente.
La Psicosi ― Il cervello e il cuore
L’idea che il centro di ogni attività mentale risieda nel cervello è un concetto relativamente recente nella storia della scienza. In passato molti ritenevano erroneamente che il cuore fosse il centro delle emozioni e dei pensieri, suggerendo un ruolo quasi alternativo al cervello. Questa antica percezione si riflette ancora oggi in espressioni colloquiali che alludono al cuore come sede delle emozioni.
Ancor più recente, è l’affermazione che i disturbi mentali siano prevalentemente una conseguenza di una disfunzione cerebrale. Probabilmente ciò rappresenta anche uno dei molti motivi per cui i disturbi mentali ancora oggi non sono considerati "malattie normali".
Tuttavia, quando si tratta di schizofrenia la realtà è molto più complessa e le vicende riguardanti il rapporto tra gli schizofrenici e i loro familiari e amici ci rimandano a questo profondo e intenso gioco tra il cervello e il cuore. Al momento della diagnosi di schizofrenia il cuore sembra arrestarsi, nonostante oggigiorno grazie alle terapie disponibili non si sia completamente disarmati. Per continuare a vivere, è necessario alimentare un'illusione in cui il cuore supera il cervello.
Marcel Proust, nel suo "Alla ricerca del tempo perduto", suggerisce che ogni alterazione del cervello equivale a un frammento di morte. Metaforicamente, quando qualcuno sviluppa la schizofrenia, sembra che un pezzo di sé muoia, ma è pur vero che a quel frammento che muore sopravvive una persona con i suoi legami e il suo mondo personale. Questa ombra cupa, alimentata dai pregiudizi, si estende sul mondo della schizofrenia, coinvolgendo non solo i pazienti ma anche le loro famiglie, i ricercatori, gli operatori sanitari e tutti coloro che cercano di rendere più sopportabile questa difficile condizione.
Purtroppo, circa il 10% dei giovani pazienti con schizofrenia non riesce a ritrovare se stesso, non trova le risorse per proseguire la vita con la schizofrenia e si suicida poco dopo la diagnosi. Il suicidio rappresenta il fallimento estremo della comunicazione, quando l'individuo non riesce a trovare uno spazio né un linguaggio che gli consentano di ri-conoscersi. Questa difficoltà di comunicazione è un elemento centrale della schizofrenia, rendendo difficile sia stabilire una comunicazione che mantenerla con chi soffre di questa condizione.
La psicopatologia classica definiva proprio l’impossibilità a immedesimarsi uno dei criteri diagnostici per la definizione di psicosi schizofrenica: per quanti sforzi faccia, l'interlocutore non è in grado di mettersi nei panni dello schizofrenico, contribuendo a rendere l'esperienza dell'altro incomprensibile. Il personalissimo vissuto di una persona con schizofrenia diventa quindi non semplicemente diverso dal proprio, ma impossibile da assimilare a qualsiasi esperienza umana realisticamente immaginabile.
Quando le azioni di una persona superano i limiti previsti del buon senso e diventano completamente incomprensibili, potremmo trovarci di fronte a una manifestazione psicotica e significare che ci troviamo nell'ambito della schizofrenia. Quando improvvisamente diventa impossibile mettersi nei panni dell’altro si ha l'impressione che non si possa più essere in grado di comunicare. Si cercano quindi delle spiegazioni razionali, non dandosi pace. Perchè, se è vero che nella schizofrenia un frammento di morte disconnette i pensieri e gli affetti, il cuore di chi gli è vicino sembra rompersi. Ma la persona malata continua a esistere e il cuore di chi le vuole bene continua a battere ancora per lei, anche se rotto.
L'obiettivo dell'Istituto di Neuroscienze del Prof. Stefano Pallanti è ridurre questa incomprensione e favorire una comunicazione efficace tra i pazienti schizofrenici, le loro famiglie e la società. Il nostro impegno è quello di superare il pregiudizio, consentendo al cuore ― pur nelle sue talora imprevedibili intermittenze ― di accordarsi con la ragione, superando l’ottusità dei luoghi comuni e della non comprensione nei confronti di chi ― come gli psicotici, gli schizofrenici e i loro familiari ― merita non solo tolleranza ma vero rispetto.
Insieme, possiamo contribuire a rendere il mondo dei pazienti schizofrenici un luogo più accogliente e comprensivo.
Risorse di approfondimento
Schizofrenia
In questa raccolta di video sulla Schizofrenia vengono esplorate le principali caratteristiche di questo disturbo, i fattori neurobiologici associati e le più recenti prospettive di intervento terapeutico.
Guarda e ascolta le interviste e gli interventi del Prof. Stefano Pallanti sull'argomento.
Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS)
La Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS) rappresenta una terapia non-invasiva e non-farmacologica che utilizza il campo magnetico per stimolare o inibire specifiche aree cerebrali, dimostrandosi altamente efficace per la cura di molti disturbi, tra cui la Depressione Resistente e il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC).
La Stimolazione Cerebrale Profonda per il trattamento della Schizofrenia resistente.
La Stimolazione Cerebrale Profonda sembra rappresentare un'opzione valida per alcuni pazienti con schizofrenia gravemente resistenti al trattamento, in particolare per alcuni sintomi e sottotipi del disturbo.