Prof. Stefano Pallanti
Curarsi e superare la fase acuta della malattia
è il primo obbiettivo, ma non basta.
Spesso la richiesta del paziente è quella di tornare a stare come prima della malattia. La malattia lascia una traccia dolorosa che molti vorrebbero cancellare.
Ma tornare a stare come prima può anche voler dire essere di nuovo nella condizione precedente di fragilità.
Quindi oggi, assecondando i suggerimenti della World Health Organization (WHO), l’obbiettivo diventa più importante ed il momento critico del disturbo deve diventare un’opportunità per conoscersi e conoscere meglio le insidie della patologia.
E ridurle. E costruire, insieme a chi cura una nuova consapevolezza, un nuovo stile, un nuovo equilibrio che metta al riparo il più possibile dalle ricadute.
Obbiettivo Guarigione. È possibile?
Certo, per una larga percentuale di pazienti, ed è per questo che la WHO indica la guarigione come il vero obbiettivo della cura. La cura non è uscire dalla fase acuta dell’emergenza ma ripartire per una vita nuova.
Come si può fare?
Prima di tutto definiamo che cosa è la guarigione. L’American Psychiatric Association la definisce così:
La guarigione da disturbi psichiatrici è un processo di cambiamento attraverso il quale gli individui migliorano la propria salute e benessere, vivono una vita auto-diretta e si sforzano di raggiungere il loro pieno potenziale.
Essere guarito, quindi, non significa che non si debbano più assumere le medicine o si debbano cessare la psicoterapia o le Terapie di Neuromodulazione.
Non è un punto di arrivo ma è un processo di cambiamento volto a migliorare il benessere.
Tanti la confondono e già nella fase acuta del disturbo, mettono come obbiettivo primario di cessare le cure con i farmaci o non proseguire più le terapie. In altri casi si giunge dallo specialista con l’illusione che si possa risolvere tutto dopo una sola visita medica.
Così non funziona.
Perchè la sola scomparsa del sintomo non coincide con la scomparsa della malattia.
Le terapie efficaci riequilibrano il funzionamento dei circuiti cerebrali che mal funzionano, ma anche dopo la remissione – anche parziale – del sintomo, devono proseguire per il necessario mantenimento di ciò che viene ripristinato.
Il cervello è un organo plastico e la medicina o le terapie di Neuromodulazione gli consentiranno di usare bene la sua plasticità: ma perché questo possa avvenire, senza che i sintomi ritornino, si dovrà proseguire e bilanciare la terapia a seconda delle circostanze e dell’ambiente.
Anche perchè, come abbiamo già detto nel numero 3 della rivista Firenze Neuroscienze, ogni terapia, farmacologica o di neuromodulazione potrà avere un adattamento sequenziale, ovvero avere obbiettivi diversi, o addirittura diagnosi diverse.
Per fare un esempio: il paziente arriva con un grave stato di depressione, che quindi è il maggior obbiettivo dell’inizio della cura, poi emerge un fondo di disturbi di ansia o di preoccupazioni ossessive che hanno determinato la comparsa della depressione: la cura viene così ad essere adattata. Poi quando i sintomi ansiosi e depressivi sono eliminati, emergeranno problemi di attenzione e concentrazione, che hanno diminuito l’autostima: ed ecco che di nuovo la cura potrà modificare il suo bersaglio. Ed intanto migliorare le proprie modalità di risposta allo stress.
La guarigione non è una grazia che arriva da fuori ma un processo di cambiamento in cui si attivano, con costanza, tutte le risorse personali positive delle quali si è divenuti consapevoli.
È necessario che la patologia rappresenti un’occasione per diventare esperti del proprio malessere in modo tale da potersi impegnare a modificare il proprio comportamento negli aspetti più vulnerabili.
Un impegno costante, che diventi un nuovo stile di vita anche mantenendo le cure necessarie: lavorare per il proprio benessere, in maniera consapevole è la migliore difesa dalla temuta ricaduta.
Ciao:)mi chiamo Francesca e ho 23 anni, nel 2020 mi hanno diagnosticato la schizofrenia,ho iniziato a prendere i farmaci però c’erano periodi in cui smettevo e mi ritornava la psicosi. L’ultima volta che ho smesso è stata quest’estate e mi è ritornata più grave del solito tanto da avere delle fobie che mi portò dietro ancora oggi. È da luglio che prendo il resperidone e mi hanno prescritto anche un farmaco antidepressivo e sento di stare meglio. Si può guarire? E se si dopo quanto? Perché non ne posso più di prendere i farmaci,ho letto che in teoria si può smettere anche dopo un anno o dopo 5 però c’è il rischio di poter prendere gli psicofarmaci per tutta la vita:(
Buonasera,
Le ragioni per le quali non si risponde alle cure farmacologiche o di stimolazione sono:
– Hai una diagnosi imprecisa o parziale; questo succede in una larga percentuale dei casi
– La diagnosi può essere corretta, ma non risponde alle terapie per la particolarità del metabolismo del farmaco o della stimolazione che non sono state considerate personalizzate.
– Le cure condotte hanno fatto sì che si sviluppasse una resistenza alle cure.
– Ci sono disturbi per i cui non ci sono ancora linee guida quindi può essere necessario intraprendere cure “off-label”. [https://istitutodineuroscienze.it/index.php/che-cosa-significa-off-label/] Per prescrivere tali cure è necessario andare oltre le Linee Guida e fare riferimento alle più recenti ricerche scientifiche.
–
Disturbi psichiatrici e neurologici coesistenti sono stati trattati separatamente e i trattamenti hanno interferito tra loro (ad es. Tic e disturbi cognitivi, Bechet e disturbi psichiatrici).
– Esistono ancora malattie sconosciute.
Avere la diagnosi è il primo passo per formulare una cura personalizzata. Non esistono farmaci o cure che vadano bene a tutti.
Vedi anche: “Perché le mie cure non funzionano” https://istitutodineuroscienze.it/index.php/perche-le-mie-cure-non-funzionano/
“Come si utilizzano i farmaci” https://istitutodineuroscienze.it/index.php/come-si-utilizzano-i-farmaci/
“Diagnosi di Precisione e Cura Specialistica” https://istitutodineuroscienze.it/index.php/diagnosi-di-precisione-e-cura-specialistica/
“FAQ” https://istitutodineuroscienze.it/index.php/frequently-asked-questions-2/
La mancanza di una valutazione clinica non permette di esprimere un giudizio riguardo la prognosi. La diagnosi e la cura dei disturbi psichiatrici è un percorso che non si conclude con una sola visita iniziale. A volte la diagnosi viene definita in giornata ma in alcuni casi dopo più incontri. Inoltre esistono ancora delle malattie sconosciute. D’altronde la quasi totalità dei pazienti del Prof. Pallanti arrivano dopo aver girato psichiatri in tutta Italia e anche all’estero.