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Psichiatria
- 01 febbraio 2024

Disturbi d'Ansia Resistenti: Pubblicata la definizione dei maggiori ricercatori al mondo

Pubblicata su World Psychiatry la definizione di "Disturbo d'Ansia Resistente" data dai maggiori ricercatori sull'argomento per favorire la ricerca di cure che superino la resistenza alle terapie tradizionali. Il Prof. Pallanti fa parte del gruppo multidisciplinare di esperti.

I Disturbi d'Ansia rappresentano il gruppo di disturbi mentali più comune al mondo, con una prevalenza annuale pari al 10-14% della popolazione mondiale. Tuttavia, solamente una porzione di individui che ne soffrono riceve beneficio dai trattamenti tradizionalmente disponibili per la cura di questi disturbi.

Per questo motivo, una definizione precisa e condivisa a livello internazionale di Disturbo d'Ansia Resistente al Trattamento diventa fondamentale per la ricerca di nuovi approcci terapeutici efficaci.

Disturbi d'Ansia Resistenti al TrattamentoLo studio per una definizione condivisa

Un gruppo di lavoro multidisciplinare composto da numerosi esperti internazionali, tra cui il Prof. Stefano Pallanti dell'Istituto di Neuroscienze, ha unito le forze per delineare per la prima volta i criteri operativi condivisi per la definizione di Disturbo d'Ansia Resistente al Trattamento. Lo studio, intitolato "The definition of treatment resistance in anxiety disorders: a Delphi method-based consensus guideline", è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista World Psychiatry, che costituisce la più importante rivista di psichiatria al mondo.

Per raggiungere la definizione condivisa, il gruppo di lavoro multidisciplinare si è avvalso di un approccio all'avanguardia basato sul "metodo Delphi", una sofisticata tecnica di indagine che permette di raggiungere un consenso obiettivo e condiviso tra esperti basandosi sulle conoscenze più aggiornate su un tema specifico.

Grazie a questo studio, la ha ricerca sui Disturbi d'Ansia avrà a disposizione uno strumento prezioso per consentire la progettazione di studi clinici mirati. Infatti, grazie ai risultati ottenuti dal gruppo di lavoro multidisciplinare di cui fa parte il Prof. Pallanti, i ricercatori saranno ora in grado di testare l'efficacia di nuove terapie farmacologiche e non-farmacologiche e di opzioni di trattamento innovative come le Terapie di Neuromodulazione su una popolazione di pazienti ben identificata grazie ai criteri specifici forniti dallo studio.

Terapie Personalizzate ed EfficaciL'obiettivo dello studio

L'obiettivo finale del lavoro condotto dal gruppo di lavoro multidisciplinare è quello di offrire delle linee guida in grado di migliorare l'efficacia e la personalizzazione dei trattamenti per i pazienti che soffrono di Disturbi d'Ansia che non rispondono alle terapie tradizionali.

Fornendo una base comune per l'identificazione dei Disturbi d'Ansia Resistenti al Trattamento, lo studio si pone infatti l'obiettivo di facilitare la progettazione di studi scientifici maggiormente mirati che potrebbero condurre allo sviluppo di algoritmi di trattamento più specifici e personalizzati per i pazienti che soffrono di un Disturbo d'Ansia Resistente.

Un simile traguardo si tradurrebbe in un notevole miglioramento della qualità di vita dei pazienti. Se non trattati adeguatamente, i Disturbi d'Ansia possono condurre a livelli di disagio anche molto invalidanti e limitare in modo significativo la vita personale, sociale e lavorativa di chi ne soffre. Inoltre, i costi sanitari e sociali legati ai Disturbi d'Ansia rappresentano un peso socio-economico molto rilevante. Sviluppare terapie maggiormente efficaci significherebbe quindi non soltanto essere in grado di aiutare più persone che attualmente non trovano beneficio dai trattamenti che ricevono, ma anche ridurre il carico socio-economico collettivo legato a queste condizioni.

Le linee guida delineate dal gruppo di ricerca multidisciplinare di cui fa parte anche il Prof. Pallanti rappresentano quindi un passo fondamentale verso trattamenti maggiormente personalizzati dei Disturbi d'Ansia, che non solo miglioreranno la qualità delle cure, ma permetteranno anche una gestione più efficiente delle risorse sanitarie. Si tratta di un cambiamento che potrebbe fare la differenza nella vita di milioni di persone che soffrono di questi disturbi debilitanti.

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